~cost, price
Ne dan (abbr. di danno, terza persona plurale indicativo presente di dare)
ne1 ‹né› avv. e pron. [lat. inde «di lì»]. – b. Con valore più chiaramente pronominale, di ciò, di questo, di quello, in funzione di complementi diversi: non ne vedo la necessità; ne parlerò ai nostri soci; non saprei cosa farne; che cosa vuoi che ne faccia?; cercherò di farne a meno; assai frequente in luogo di un genitivo partitivo: mi piacciono questi dolci, vorrei prenderne ancora; non ce ne sono più; non ne vedo altre; e con valore indeterminato in frasi ellittiche: farne di tutti i colori; chi più ne ha più ne metta; soprattutto in connessione con altro pronome: gliene disse (sottint. di insulti), gliene diede (botte, legnate)
dare2 v. tr. [lat. dare] (pres. do 〈dò〉 o dò [radd. sint.], dai o dài, dà, diamo, date, danno o dànno; imperf. davo, davi, ecc.; pass. rem. dièdi o dètti, désti, diède [poet. diè] o dètte, démmo, déste, dièdero [poet. dièro] o dèttero; fut. darò, darai, ecc.; condiz. darèi, darésti, ecc.; cong. pres. dia, … diamo, diate, dìano; cong. imperf. déssi, déssi, désse, déssimo, déste, déssero; imperat. dai o da’ [senza radd. sint.] o dà [con radd. sint.], ecc.). – 1. Verbo di sign. generico che, spec. nella lingua parlata, è spesso adoperato al posto di altri verbi più determinati. Fondamentalmente significa far sì che uno abbia una cosa, trasferire ad altra persona (il contr. quindi di prendere, ricevere), e si dice sia di cose materiali sia di cose astratte